Causa Covid, le fiere ceramiche sono in discussione, come pure la vendita di persona. Che fare, dunque?

Più o meno in questi giorni avremmo dovuto pubblicare il nostro tradizionale e gioioso UFO-report sulla fiera Coverings USA.
Ma ahimè la fiera americana è sfumata in un covid, i container tempestivamente spediti dall’Europa con stand, nuovi prodotti e tante aspettative torneranno mestamente al mittente.

Tempo di lettura 10 minuti

Non possiamo raccontare quello che non abbiamo visto, e ci aiuta ben poco il portale on line Coverings Connected 2020, poco appassionante sia per il format che per il materiale caricato dalle aziende, diciamo che il Coverings Connected è stato un tentativo teoricamente giusto, probabilmente penalizzato dal poco tempo a disposizione, anche per i contenuti inviati dai fu-exhibitors. In sintesi, il titolo digital experience risulta un po’ overpromising e con un po’ di tempo  e impegno in più si poteva fare di meglio.

UN REPORT …PROPOSITIVO

Per un lungo periodo ci sarà poco da vedere e da girare, ma proprio per questo pensiamo che sia il momento di dare un nostro (piccolo) contributo, per adeguare la comunicazione e la promozione del prodotto al contesto che troveremo nei prossimi mesi e oltre.
In queste settimane abbiamo ragionato, studiato, sperimentato soluzioni, idee e piattaforme per adeguare la comunicazione e la promozione ai nuovi scenari.

Abbiamo avuto molte interessanti video-chiamate con marketing e top manager di diverse aziende (tutti hanno trovato un po’ di tempo libero) scambiandoci punti di vista e impressioni, con molta franchezza, sulle esigenze e sulle possibili azioni.
Su queste tematiche ci è sembrato costruttivo e utile condividere con gli iscritti alla nostra newsletter alcune considerazioni, idee e soluzioni concrete che, diversamente dai tradizionali,stavolta ci vedono scendere in campo come parte in causa, e non come cronisti imparziali e asettici.

CERSAIE A SAN MARTINO, CALDARROSTE E VINO

E’ di stretta attualità in questi giorni il finale (definitivo?) del thriller sul Cersaie. Le voci si rincorrevano: fiera si, fiera no, fiera poi (Elio direbbe la fiera dei cachi). E’ arrivata la comunicazione ufficiale, sarà dal 9 al 13 novembre, 2020 (dato aggiornato ad oggi 12 Maggio 2020).

Nel frattempo, nubi di passaggio oscurano l’orizzonte: i clienti esteri, europei compresi, stavano disdicendo appuntamenti e prenotazioni (“col cavolo che vengo in Italia a epidemia in corso”); i rivenditori italiani erano già in difficoltà prima, figuriamoci adesso col PIL in caduta libera. Vedremo con la nuova tempistica di novembre se le cose cambieranno.

Dalle aziende espositrici trapela poco entusiasmo nell’allestire stand molto costosi, per accogliere due gatti e quattro concorrenti, qualcuno si sta attrezzando per un piano B a prescindere (fiera fatta in casa come alcuni già negli anni passati). Chiaramente, dopo il bidone del Coverings, un’altra emorragia di spese non remunerative sarebbe una mazzata.

L’annuncio del Cersaie posdatato sottolinea la volontà di tentarle tutte per non mollare, perché saltare un turno di Cersaie regalerebbe al prossimo Cevisama spagnolo di febbraio 2021 l’invidiabile palcoscenico di “fiera della riapertura”. E in Italia abbiamo il sacro terrore di essere spodestati o indeboliti nel nostro trono di fiera più-più (che da sempre ha stroncato sul nascere l’idea salvaspesa di un Cersaie biennale).

E forse non finisce a Novembre (o non inizia). Già i primi commenti alla posdatazione accennano alla temuta ripartenza del virus in autunno (sarebbe fantozziano) ed è fresco il ricordo dei Salone del mobile prima slittato speranzosamente di due mesi, poi saltato al 2021.

Un dubbio ci tormenta.

Avremo la fiera d’autunno, la nebbia agl’irti colli, caldarroste e vino novello. Farà notte presto, farà freddo fuori dagli stand, ma i padiglioni sono riscaldati e gli outfit da capodanno a cui sono costrette tante ladies sono salvi.

Ma è concreta la possibilità di mostrare al mondo una fiera in tono minore, blindata e un po’ triste per il crollo dei visitatori e tanti stand semplificati, da chi si aspetta una fiera low-profile e opta prudenzialmente per una presenza simbolica, al risparmio.

Ecco che se sui social di tutto il mondo cominciassero a diffondersi immagini di corridoi vuoti, di occhi tristi dei salesmen in pullover e sciarpone che scrutano l’orizzonte col vin brulé in mano, tutto questo darebbe una immagine dissonante con la narrativa storicamente trionfale del Cersaie ombelico del mondo, che ogni anno aumenta i visitatori dello zerovirgola, cementando il prestigio luccicante e invincibile della corazzata bolognese. Per la gioia del nemico seduto sulla riva del fiume.

Una fiera diversa. Sapevamolo.

Sarà comunque una fiera particolare, il comunicato ufficiale specifica “…Nuova, e coerente con i tempi che stiamo vivendo, sarà anche la modalità espositiva per le aziende partecipanti”. L’epidemia si spera in deciso calo (salvo seconda ondata) ma scordiamoci strette di mano, abbracci e quel promiscuo stringersi fianco a fianco con sconosciuti davanti ai brulicanti vespasiani dei bagni sotterranei… e preghiamo di non essere costretti a spalmare amuchina ad ogni toccata di piastrella.

Il nuovo tema cersaiesco è chiaramente sul pezzo: “La salubrità della ceramica per ripensare l’Abitare e l’Architettura” e ci sta alla grande il rilancio della ceramica come superficie “igienica e igienizzabile” per eccellenza. Prepariamoci all’idea di una fiera non per vendere ma per promuovere, magari estraendo dal cilindro qualcosa per sostenere e differenziare il made in Italy da prodotti esteri, ahimè altrettanto salubri ma più low cost, è sufficiente il design e la nostra maggior attitudine a sintonizzarci con i colti progettisti? Speriamo.

 Occorrerà davvero stringersi a coorte (senza essere pronti alla morte!) e mettere il tricolore sul balcone come i flash mob ingenui di inizio epidemia, fare sistema facendo buon viso e metabolizzare l’idea di una fiera meno market-place e più di pensiero e idee. La speranza di tutti è che la salubrità della ceramica sia sufficiente per giovare alla salubrità delle aziende.

“Un 2020 in fase due: mani con guanti e…. piedi legati”

LEONI IN GABBIA

La fase due è in atto, e ci vede piuttosto preoccupati e con le chiappe strette: l’entusiasmo della prima mezz’ora si stempera nella realtà una ripartenza che appare complicata. L’industria ceramica si trova ingabbiata una situazione completamente inedita, incerta e difficile da decifrare: siamo paralizzati su un doppio fronte: quello delle fiere e pure dei viaggi per visite commerciali.

 Fermi da marzo a novembre: con le attività di vendite e marketing siamo congelati da inizio marzo (quando si sono spediti gli ordini raccolti precedentemente). Molti sono rimasti al palo quando stavano per “portare in giro” le novità Cersaie 2019, ad altri è rimasto in canna il colpo del lancio delle collezioni di primavera.

I PILASTRI DELLA TERRA …CERAMICA

L’asse portante tradizionale della vendita di ceramiche da oltre 40 anni è fondato su 4 immutabili pilastri. Ok, ci sarebbe anche la parte digital (website, social network) che però molto spesso è interpretata con una funzione di appoggio, che rimbalza i contenuti del catalogo di linea.

  • FIERE DI SETTORE
  • CATALOGO DI LINEA CON AMBIENTI
  • CARTELLA O FOLDER CAMPIONI
  • ARGOMENTAZIONE E VENDITA “DI PERSONA”

Uscire dalla comfort-zone

Oggi due di questi pilastri sono crollati: le fiere e la possibilità di viaggiare e incontrarsi, e per un periodo non breve non saranno ripristinati.

Occorre per forza per le aziende cambiare qualcosa, uscire dalla comfort zone di rituali cementati nei decenni per sostituire in qualche modo fiere e visite. L’alternativa è la paralisi, ma chi dorme non piglia pesci, se non si tengono vivi i contatti qualcun altro potrebbe farsi pericolosamente avanti.

“Le merci, comprese le campionature, possono viaggiare, le persone no”.

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